Tradito e giustiziato, 72 anni fa morì l’orgoglio italico

Benito Mussolini e Claretta Petacci

28 aprile 1945, ore 16.10. 28 aprile 2017, ore 16.10. Settantadue anni di menzogne, settantadue lunghe stagioni di falsi storici e finti miti, inneggianti ad una Resistenza che anni dopo, sbugiardata, rinnega verità scottanti dei vincitori sui vinti.

Da quel cancello di Villa Belmonte, in via XXIV Maggio, a Giulino di Mezzegra, la storia d’Italia andò in fumo con quei cinque colpi che la storia ufficiale appuntò sul petto di Walter Audisio, conosciuto tra i “liberatori” come Colonnello Valerio. E sul quel corpo straziato del DUCE, accasciato come quello di Claretta Petracci, si spensero inesorabilmente le speranze di un futuro italico e orgogliosamente italiano.

Perchè mi rifiuto di pensare che quella di oggi sia una democrazia, mi rifiuto di credere che vivere sotto il potere economico delle banche e dell’autocrazia europea, possa minimamente paragonarsi a libertà.

Quel giorno, alle 16.10, i traditori della patria trucidarono, insultarono e sbeffeggiarono l’ultimo comandante illuminato che amò davvero il suo popolo. Un comandante che morì conscio dei suoi errori, perché essere perfetto al mondo non esiste, ma ancor più consapevole di quanto l’Italia lo avrebbe rimpianto. La storia gli ha dato ragione, il Duce vive ancora nei cuori e nella mente di chi non ha tradito.

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